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Sottrazione internazionale di minorenni: legale se il rimpatrio sottopone il minorenne a rischi: Per la Corte di cassazione è legale la sottrazione internazionale di minorenne quando il soggiorno all estero rappresenta un pericolo per lo sviluppo psico-fisico del minore.

È quanto prescritto dalla Suprema Corte nella sentenza n. 20365 del 5 ottobre 2011, con cui ha rigettato il ricorso di un canadese contro il provvedimento con cui il Tribunale per i minori di Venezia rifiutava la richiesta di restituzione della propria figlia, preventivo rimpatrio, illegalmente sottratta dalla ex partner e fatta ritornare in Italia anche se vi era un ordine contrario da parte dei giudici canadesi.

La questione della sottrazione internazionale di minorenni ha acquisito negli ultimi tempi livelli di preoccupazione in correlazione con il processo di integrazione europea e principalmente per il grande aumento di unioni matrimoniali bi-nazionali, elementi a cui fa seguito la questione dell affido dei minorenni quando il matrimonio, per motivi culturali e religiosi differenti, viene meno.

Con l espressione «sottrazione internazionale di minorenne» si fa riferimento all atto con cui un genitore scegli in modo volontario, unilaterale e senza l autorizzazione dell altro, di sottrarre il figlio all altro consorte con l intento di nasconderlo e di tenerlo con sé in maniera stabile. Siffatta circostanza è rappresentata dal rapimento di un minorenne o dal trasferimento illegale del medesimo messo in atto da uno dei genitori, cui deriva la permanenza del minorenne in uno Stato differente da quello in cui abitualmente risiede.

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La Corte di cassazione ha spesso sostenuto che la cosa fondamentale risulta essere l interesse del minore a non essere sottratto illegalmente al suo contesto di vita: in ciò orienta la Convenzione Aja 1980 (rinforzata dal regolamento CE 2201/2003), tesa proprio a ristabilire la circostanza di fatto precedente alla sottrazione.

Lo sradicamento del minorenne dal contesto in cui è cresciuto e si è sviluppato, dove ha messo in atto le sue relazioni affettive e interessi nel fragile stadio dello sviluppo e della formazione della sua personalità, è considerato, difatti, come una vera e propria forma di violenza, che può cagionare grave pregiudizio alla crescita psico-fisica del minore.

Lo scopo delle tutele giuridiche a livello internazionale ed europeo che regolamentano siffatta disciplina è dunque quella di assicurare l immediato rimpatrio del minorenne nel posto in cui abitualmente risiede ed ivi ripristinare le relazioni con i genitori e gli affetti familiari e sociali sospesi in maniera illegittima dal trauma della sottrazione.

In base alle prescrizioni della Convenzione e del Regolamento, il diniego della richiesta di rimpatrio è da ritenersi circostanza speciale, soggetta al generarsi di particolari e precise condizioni, prescritte tassativamente dall art. 13 della Convenzione de L Aja, le quali devono essere rigidamente accertate dalla parte resistente.

Principalmente, il rigetto può basarsi: a) sull accertamento che il genitore affidatario, all atto della sottrazione, non aveva il diritto di custodia o tuttavia aveva dato, pure successivamente, la sua autorizzazione al trasferimento o mancato rimpatrio del minorenne (art. 13.1, lett. a); b) sull accertamento che il rientro nel luogo in cui abitualmente risiedeva costituirebbe nel minorenne il reale rischio di essere soggetto a pericoli fisici o psichici o di vivere una circostanza intollerabile (art. 13.1, lett. b).

Trattasi dell eccezione richiamata spesso dal genitore contrario al rimpatrio. La Cassazione, nel rifiutare il ricorso proposto dal canadese, ha evidenziato come il Tribunale per i minori di Venezia, pur sostenendo la illegittimità del trasferimento in Italia della residenza del minorenne per volontà unilaterale della madre in opposizione alla disposizione dell Autorità giudiziaria canadese, comunque ha sostenuto la sussistenza delle circostanze di cui all art. 13.1, lett. b), della Convenzione, che servono ad escludere il rimpatrio del minorenne.

Né potrebbe sostenersi che siffatto Tribunale, sulla base di un giudizio riguardante una richiesta di rimpatrio, sia rientrato all interno della contesa connessa alla migliore collocazione possibile del minorenne, decidendo su quale dei due genitori fosse più adeguato per prendersi cura dei figli, in tal maniere sostituendo il giudice canadese nelle scelte fatte sul diritto di affido del padre.

Il Tribunale di Venezia, su decisione della Corte, ha voluto, difatti, soltanto accertare se dal rientro della minorenne presso il padre potesse a lei provenire un pericolo quanto meno psichico, o tuttavia se, a causa del rimpatrio la minore si venisse a trovare in una circostanza intollerabile. Siffatto accertamento, sicuramente permesso, ed anzi prescritto dall art. 13 della Convenzione, non si possono non considerare le inclinazioni educative del genitore affidatario, in quanto l inidoneità ad assicurare giuste condizioni, pure materiali, di mantenimento dei minorenni potrebbe esporli a pericoli fisici o psichici.

La stessa Cassazione ha spesso sostenuto come il rientro di un minorenne illegalmente sottratto da un genitore non possa essere una scelta automatica, senza considerare la circostanza reale del minore nel momento in cui viene approvata la procedura e le conseguenze negative che potrebbero derivare dalla separazione dal genitore.

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A livello generale, in materia di illegale sottrazione internazionale di minorenni da parte di un genitore, la verifica del Tribunale per i minori per accertare la sussistenza di una delle circostanze di deroga all immediata restituzione del minorenne comporta un indagine che dall inizio risulta caratterizzata dal criterio della prevalenza, nell incertezza, della difesa del minorenne.

In merito alle valutazioni evidenziate la Corte ha considerato lecita la scelta del giudice competente, pure in marito alla valutazione degli aspetti probatori posti alla sua attenzione, che lo hanno indirizzato nel senso della possibilità, idoneamente giustificata e sostenuta da accertate situazioni, che la minorenne restasse con la madre.