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La Corte accoglie concezioni e previsioni incluse nel bagaglio culturale in via di evoluzione di uno Stato e di una società, che ha eliminato la forza come mezzo di educazione, evidenziandone anzi la portata negativa, incompatibile e controindicata rispetto al raggiungimento del totale ed armonioso sviluppo della soggettività, a cui l iter formativo tende in una società basata sulla preminenza di ogni essere umano e sul potenziamento della sua tipica onestà.
Sono regole e concezioni che compenetrano la cultura e gli usi di un paese, e sono la base del sistema costituzionale repubblicano, che rifiuta la coercizione come mezzo di risoluzione delle contese, non solo in ambito interstatale, politico e sociale, ma anche intersoggettivo.
La Corte chiarisce, inoltre, che anche a voler accogliere, in ipotesi straordinarie, l uso di una forza modicissima, come strumento inconsueto e accidentale rivolto a fini di educazione e, quindi, la riportabilità all art. 571 c.p. dell abuso di questo strumento, di certo illegale è il ricorso comune alla forza come trattamento abituale del minorenne, sia pure sorretto dall animus corrigendi.
Se questa è la più sviluppata lettura della Corte, una parte della teoria si domanda quale posto resta all attuabilità dell art. 571 c.p. e se la conservazione di tale legge nel vigente ordinamento penale detenga ancora dei titoli di legalità. Secondo questa teoria, la Corte non ha voluto cancellare dal quadro normativo l art. 571 c.p., ma ne ha voluto ridefinire il raggio di azione, dandone una lettura che predilige i diritti dei minori e degli individui in generale e limitandone, in questo modo, il raggio di attuazione. (45) 2.3. Art. 572 c.p.: abusi in famiglia o su minori Chi, fuori dalle ipotesi previste nell articolo precedente, lede un soggetto della famiglia, o un minorenne di anni quattordici, o un soggetto sottomesso alla sua potestà, o a lui assegnato per motivi di formazione, istruzione, custodia, controllo o assistenza o per lo svolgimento di un lavoro o di un arte, è sanzionato con la detenzione da uno a cinque anni.
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Se dall azione discende un pesante danno alla persona, si attua la carcerazione da quattro a otto anni; se ne consegue una lesione assai grave, il carcere da sette a quindici anni; se ne consegue il decesso, la detenzione da dodici a venti anni. bene giuridico: il bene tutelato è composto dai diritti del soggetto, dal decoro soggettivo, dalla stima, dalla moralità e della considerazione, nonché della incolumità fisica.
azione: la azione del reato viene definita tramite l utilizzo del verbo abusare. Essendo questa parola sinonimo di umiliare e di far soffrire, l interesse è dato più alle conseguenze che all azione, anche se questo non implica un delitto a episodio, ossia non occorre per la configurazione del delitto che abbia luogo l episodio della umiliazione consapevole della parte lesa.
E un delitto di tipo autonomo, perché gli abusi possono avere la forma più differente, nel senso che possono constare sia in violenze fisiche (48) che mentali (49). Sono azioni non per forza uguali tra loro, per lo più di commissione ma anche omissione, che, presi da soli, potrebbero essere anche non perseguibili (azioni di slealtà (50) o di mortificazione), o non sanzionabili (offese percosse, ricatti, delitti questi tutti perseguibili a denuncia), che acquisiscono valore penale per la loro ripetizione temporale.
In generale, nella concezione di abusi dovrà essere inclusa ogni possibile lesione di uno dei diritti personali della parte passiva. Fattore individuale: il dolo del reato di abusi consta nel rendere difficile in alto grado e per quanto possibile cattiva l esistenza dei parenti. E un dolo generale e unico.
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Non occorre, quindi, una condotta oppressiva costante e interrotta, perché il dolo unico consta nell attitudine a un azione di oppressione e prevaricazione che, nella ripetizione degli abusi, si va pian piano effettuando e convalidando, in maniera che il reo acconsente a commettere i singoli abusi con la cognizione di perseguire un azione illegale, attuata già in altre occasioni.
La possibile condizione di patologia, fisica o mentale della parte lesa non estromette affatto il dolo dell agente, ma casomai evidenzia la gravità dell evento. Secondo parte della giurisprudenza, invece, nel reato ex art. 572 c.p. ogni atto è sostenuto da un proprio fattore mentale, a cui si unisce, com è nell indole stessa degli atti seriali, un legame mentale condiviso, pur senza rappresentare l univocità di programma criminale propria del delitto di tipo continuato.
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Anche in teoria è stato affermato che il dolo consta non nella preliminare riproduzione e intenzione della completa serie di azioni, ma nella cognizione e intento, di caso in caso, di continuare ad abusare.
lesione: non è la singola lesione ma la reiterazione dell attacco. consuetudine : la giurisprudenza è solida nel sostenere che il reato di abusi in famiglia sia rappresentato d un comportamento comune che si manifesta con più azioni, criminali o meno, eseguiti successivamente, ma uniti dal legame di abitualità e connessi da un solo intento criminale di danneggiare il benessere fisico e mentale della parte passiva.
La peculiarità del delitto (obbligatoriamente) abituale (55) è che ogni atto costituisce un fattore seriale, al verificarsi del quale nasce il comportamento tipico. L obbligatorietà di una pluralità di azione è resa chiara dalla lettera stessa dell art. 572 c.p., che utilizza il nome plurale abusi . Il reato ex art. 572 c.p. non è un delitto di tipo permanente, (56) ma consueto.
Episodio: il reato di abusi appare contraddistinto dall esistenza di quell episodio che la giurisprudenza ha identificato nella produzione di duraturi dolori fisiche e mentali rispetto a un membro del nucleo familiare, (57) o di un minore di anni quattordici, o di un soggetto sottomesso alla potestà del soggetto agente.
Quando si discute di umiliazione o di sopraffazione della parte lesa, quale effetto tipico del sistema di abusi, ci si riferisce ad un qualcosa che oltrepassa i singoli atti illegali, arrivando a danneggiare con forza la soggettività della persona più fragile.
Questo risultato non produce un episodio a livello naturalistico a sé stante, né d altra parte la fattispecie è organizzata in maniera da rendere indispensabile la verifica effettiva di tale fattore. Il delitto, infatti, è ordinato sul disvalore dell azione, manifestata dalla voce della parola abusa , pertanto, per estremo, esso non sparirebbe se il magistrato credesse che la parte lesa, per sue attitudini a resistere, non sia stata scioccata dalla violenza di terzi.
Non è dunque imprescindibile che abbia luogo l episodio. (58) gli abusi possono aver luogo anche mediante un omissione (59) ex art. 40 comma 2 c.p.
compiutezza: la fattispecie criminale si completa quando il soggetto agente compie un minimo di questi atti, criminali o meno, uniti dal legame causale. Può anche essere oggetto di prosecuzione (61) ex art. 81 c.p., come quando la serie sia sospesa da un verdetto di sanzione, o trascorra un rilevante intervallo temporale tra una serie e l altra.
Compartecipazione con altri delitti: se alcuni o tutti gli eventi di abuso rappresentino per se stessi delitti (colpi, lesioni, ricatti, maltrattamenti sessuali, oltraggi, sequestro di soggetti e violenza privata), (63) il soggetto agente è responsabile in concorso anche di questi delitti, eccetto quelli, come le botte e i ricatti, che vanno ritenuti fattori istitutivi della lesione fisica o mentale specifica de reato di abusi.
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E chiaro che le ferite intenzionali sono perseguibili in concorso con il reato de quo, (64) perché l aggravante presunta dal comma dell art. 572 c.p. fa riferimento alle lesioni (e al decesso) come effetto non desiderato e non intenzionale dell evento. (65)
Il Movente: le motivazione del gesto non hanno rilevanza ai fini della concezione del reato (odio, tormento, ritorsione, aggressività, cattiveria, stato di ebbrezza, ecc.) (66)
La Cassazione (67) afferma che allo scopo dell esistenza del reato di abusi in famiglia la causa non estromette il dolo, alla cui concezione è avulso, ma lo sottolinea, avendo rilevanza la comunione di legame psicologico, fra i reiterati e molteplici atti di lesione.
Le parti attive e le vittime del delitto: nonostante il legislatore abbia utilizzato, scorrettamente, la parola chiunque , l esecuzione del reato non è propria di tutti, ma solo a persone che fanno parte dello stesso nucleo familiare, o vicini al colpevole per una relazione di dominio o di sottomissione, perché la parte lesa è assegnata alla sua assistenza, formazione, difesa, istruzione, etc. Secondo parte della teoria, la sottomissione della parte lesa al responsabile, che rileva per il compimento del reato, deve conseguire solo a una relazione giuridica legittima che nasce da una normativa di natura privatistica e pubblicistica. a) I consorti.
Dato che il legislatore parla espressamente di famiglia, sia la moglie sia il marito possono essere parti sia attive sia passive del reato di cui all art. 572 c.p., poiché detentori dei criteri ufficiali e di fatto utili ad essere soggetti del delitto. b) I coabitanti more uxorio. Secondo parte della teoria, (68) una rigida valutazione del caso porta a identificare il bene giuridico leso non nel nucleo familiare, ma nella persona.